Scorre davanti a me un paesaggio immerso in una nebbia tipica della stagione invernale, una nebbia leggera che consente di vedere un pallido sole…

È la vita che pensiamo di avere sempre tra le mani che talvolta sparisce ai nostri occhi come un uomo che si allontana avvolto nella nebbia.

La fragilità caratterizza il nostro essere umano, il sentirci spesso in balia di circostanze che non siamo noi a determinare, a controllare. Anche i più intelligenti, i più forti, i più amati cadono e la nebbia avvolge tutto in un silenzio che cerca di attenuare il dolore e la mancanza.

La nebbia ci fa sperimentare che non abbiamo sotto controllo la realtà, non è tutto chiaro davanti a noi. La nebbia trasforma il paesaggio, lo trasfigura, cambia le distanze, i riferimenti, i contorni.

Ma quel timido sole ci ricorda che il cuore del creato continua ad illuminare e ad alimentare la natura, con meno potenza, ma sufficiente a preservarla dal freddo e a far continuare la vita.

Il sole è quella forza che ci chiede di accogliere la nostra fragilità senza cercare troppe spiegazioni e affidarci alla sua energia per continuare a rendere fecondo il creato che tornerà a rinascere presto.